L’esistenza di una cupola masso-mafiosa cosentina non è mai stata dimostrata. Solo ora alcuni possibili membri cominciano ad essere nominata in qualche verbale e pronunciata timidamente in qualche tribunale. Ma perché solo ora? Perché ora il lavoro di alcuni magistrati trova sbocchi e in passato finiva nel nulla e trovava mille impedimenti? Cosa è cambiato?
La provincia di Cosenza, da questo punto di vista è una delle meno mappate. Un territorio che è passato indenne, con i suoi protagonisti, nel corso del tempo a tutte le epoche storiche e tutti gli stravolgimenti politici e giudiziari. Mentre altrove Mani Pulite spazzava via la prima Repubblica, mentre (più di recente) le indagini nel reggino delineavano con precisione il livello oscuro della ‘ndrangheta o ancora, mentre altrove si lasciavano a terra cadaveri in guerre spietate, a Cosenza nessuna traccia. Nessun rumore. O forse no. Le tracce ci sono, sparse, divise, sepolte tra qualche carta, sussurrata e ripetuta da qualcuno che continua a ripeterlo da anni… bisogna provare a metterle insieme allora ecco stagliarsi i contorni di una cupola compatta che non ha nulla da invidiare a quelle siciliane o reggine. Una saldatura di poteri che ha condizionato la storia calabrese, le sue elezioni fino alle ultime, ma anche lo sviluppo di questa terra. Ma questa è anche la provincia dove si siglano e si rompono i patti, dove si sperimentano scambi che poi fruttano a livello nazionale. Quello che succede a Cosenza è sufficiente per mettere un’ipoteca gigantesca sulla democrazia italiana.
Un’opera di ricostruzione e di collegamento con fonti inedite, giudiziarie e non, tra testimonianze dei protagonisti diretti, ma anche tra le storie di chi questo Potere lo ha subito e lo subisce anonimamente tutti i giorni e queste cose le sa perché le vede e le sente. Perché non ci si abitui a tutto questo…
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