Un gesto solidale, ed un monito per la comunità tirrenica. Una cittadina Paolana residente a Bergamo, ha inviato alla città di Paola 350 mascherine, unitamente ad una lettera fatta recapitare al presidente del consiglio comunale, Graziano Di Natale. “Ho la pelle d’oca per la lettera che mi è pervenuta da una nostra concittadina residente a Bergamo.
Ha spedito 350 mascherine per la nostra comunità pregandomi di rimanere in anonimato.
Ma le sue parole dovrebbero essere da monito per tutti quanti noi. Grazie M. sono rimasto senza fiato e spero presto di riabbracciarti sei un orgoglio per tutta la nostra Città” è stato il commento del consigliere regionale. Di seguito, riportiamo il contenuto della lettera:
“Carissimo Graziano,
sono felice che dopo un mese e mezzo le mascherine siano pervenute…. Ho fatto i salti mortali, ma alla fine ci sono riuscita.
Sono poche rispetto al numero della popolazione , lo so…ma purtroppo in questo momento non ho potuto fare diversamente.
Questo non vuole essere un gesto per ricevere acclamazioni o meriti , (anche perché ti ho chiesto di mantenere l’anonimato) ma semplicemente un contributo da parte di una cittadina che è in grado di poterlo dare….inoltre vuole essere un gesto per poter sensibilizzare quante più persone possibili, soprattutto coloro che ancora ad oggi, prendono con superficialità la situazione.
Quello che è successo al nord, in particolare nella città in cui vivo ,poteva succedere in qualsiasi altra regione.
All’inizio Ci dicevano “ è solo un’influenza” …poi un’influenza che colpiva solo le persone anziane.. poi anziani e persone con malattie pregresse …..e intanto la gente moriva!
I morti aumentavano a dismisura insieme al dolore, alla preoccupazione, alla rabbia, alla paura, all’ansia che prima o poi quello sarebbe stato il destino di tutti.
Le notti,come tante altre persone, le passavo insonni a piangere e pensare a cosa sarebbe potuto succedere se io o mio marito ci fossimo ammalati…. A pensare ai nostri 2 figli , tra cui l’ultimo di solo 2 mesi.A pregare che il virus non arrivasse mai giù in Calabria. Il giorno in cui hanno dichiarato la Lombardia “Zona Rossa” , il numero di contagiati in Italia era ancora contenuto , ho avuto la sensazione di essere intrappolata in una gabbia e sono stata assalita da uno sconforto che mi ha trascinata nell’oblio. Successivamente il primo pensiero tra le lacrime è stato …. CHISSà QUANDO POTRÒ RITORNARE GIÙ, CHISSÀ SE RIVEDRÒ I MIEI FAMILIARI.
E nella mente immaginavo la nostra amata terra, lontanissima e mai più raggiungibile.
Purtroppo arrivi a fare determinati pensieri quando in una situazione surreale come questa non vedi alcuna via d’uscita, soprattutto perché ogni bollettino era sempre un pugno nello stomaco che ti lasciava senza fiato e senza speranza.
O quando qualunque mezzo di comunicazione forniva immagini e notizie riguardanti la situazione creatasi nei cimiteri per il sovra deposito dei feretri. Nonostante i forni crematori lavorassero h24 , il sindaco si è visto costretto a chiedere aiuto ad altri cimiteri fuori regione per permettere la cremazione.
300 morti in 2 settimane, 1 ogni mezzora.
Ma la cosa che giornalmente mi lacerava il cuore era il pensiero fisso verso questa gente. Non solo persone con malattie pregresse ,ma anche giovani sportivi, gente sanissima , medici stessi , che hanno affrontato questa battaglia da sole, senza il conforto di un amico ,un familiare. Senza aver potuto salutare per l’ultima volta le persone che amavano…gli unici sguardi che avevano erano quelli dei medici che si prendevano cura di loro…ho diverse conoscenze all’ospedale Papa Giovanni , che hanno lavorato in prima linea. Tutte mi hanno detto la stessa cosa, ovvero ,che Era straziante vedere tutte quelle persone morire consapevoli di ciò che gli stava succedendo e che con gli occhi imploravano aiuto. Persone che magari erano sopravvissute alle atrocità dei campi di concentramento e che sono state stroncate da questo maledetto nemico invisibile.
Sono stati mesi infernali, dove il suono delle sirene delle ambulanze ci accompagnava a tutte le ore del giorno e della notte. Più precisamente nelle prime settimane, ne passava una ogni 4/5 minuti, alcune volte anche 3 in contemporanea. Pensa che Una sera mia figlia mi disse: Mamma alza la voce mentre canti la ninna nanna al fratellino, così non si sentono le ambulanze….mi si è gelato il cuore. Sono stati Mesi dove qualsiasi gesto o azione , come pulire semplicemente i lampadari o prendere qualcosa nello scaffale più alto della credenza o semplicemente far correre o saltare mia figlia, erano condizionati dal terrore di farsi male seriamente e di doversi recare in ospedale ,luogo altamente contagioso. Ogni giorno scongiuravamo di stare sempre bene , soprattutto di non avere problemi con il più piccolo, che come ben sai , visto che sei padre di 4 bambini , i primi mesi sono i più duri e i più delicati ed essendo in stagione invernale , anche quelli più soggetti a rischio di stati influenzali.
Mesi dove vedevi negli occhi della gente in fila al supermercato, il terrore e l’ansia di dover finire presto la lista di alimenti da mettere dentro il carrello,per poi correre immediatamente a rifugiarsi in casa, a disinfettare ogni articolo acquistato, spogliandosi sui pianerottoli… ( almeno , noi facevamo e facciamo cosi )
Mesi dove, per le strade, oltre alle ambulanze, vi erano solo altre 2 categorie di mezzi…i carri funebri e le camionette militari, che all’inizio servivano per blindare la città e per fortificare i controlli, poi, come detto in precedenza, si sono trasformati anch’essi in carro funebri. Purtroppo chi vive lontano da queste zone, ha una percezione distorta di quanto accaduto e nello stesso tempo spreca la “ fortuna “ di aver visto altrove come funziona e cosa succede, anche in territori dove la sanità è eccellente. Ciò nonostante , un intero sistema sanitario e soprattutto uno dei più grandi e importanti ospedali d’Europa sono collassati, provocando così decine di migliaia di morti, alcuni dei quali non sono nemmeno stati portati in ospedale , poichè il personale sanitario era già tutto impegnato a far fronte a questa pandemia…quindi deceduti nelle loro abitazioni.
Penso a cosa sarebbe potuto accadere se tutto fosse iniziato in Calabria.
Una catastrofe……….. ecco perché prego tutti i giorni che i nostri compaesani usino un po’ di buonsenso e ripensino a ciò che è successo qui, perché sappiamo benissimo che non godiamo di una sanità pronta a reagire ad una pandemia con la stessa intensità con cui si è abbattuta in altre regioni.
Stiamo attenti, adesso più che mai…. Lo dobbiamo a tutte quelle persone che hanno perso la vita, a tutti quei medici e infermieri che ancora stanno lottando, ma soprattutto per i nostri familiari e per noi stessi, perché purtroppo questa è una guerra silenziosa con un nemico che si è solo indebolito. Adesso nel mirino ci sono i più piccoli , con la malattia di Kavasaki .Qui al Papa Giovanni hanno registrato negli ultimi 5 anni , 19 casi di questa malattia rara.Dal 18 febbraio al 20 di Aprile di quest’anno ne sono arrivati 10 ! Uno studio ha accertato che c’è una correlazione tra il virus e questa malattia. Qui hanno allentato alcune restrizioni perché i dati sul contagio, i morti e i ricoverati erano confortanti. Ma come si può notare , i numeri sono nuovamente in crescita…Dobbiamo ricominciare piano piano e con intelligenza.
Non abbassiamo mai la guardia….non adesso che di sacrifici ne sono stati fatti tanti
Con la speranza di rivederci presto , ti mando un caloroso abbraccio e ti faccio i miei complimenti per come stai gestendo tutte le situazioni.
A presto.
M