I Militari del locale Comando Provinciale della Guardia di Finanza – con l’ausilio di personale del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo Giovanni Bombardieri, hanno eseguito un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria – presieduta dalla Dott.ssa Ornella Pastore – su richiesta del Procuratore Aggiunto Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Procuratore Dott. Walter Ignazitto, con il quale è stata disposta, nei confronti del medico chirurgo Francesco Cellini l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca dell’ingente patrimonio a questi riconducibile, stimato in circa 25 milioni di euro.
Il citato Francesco Cellini, altresì, riconosciuta a suo carico la pericolosità sociale qualificata dalla contiguità sinallagmatica alla ‘ndrangheta, nonché quella generica, in quanto dedito ad illecite attività in materia fiscale e tributaria, è stato sottoposto alla misura di prevenzione personale della Sorveglianza Speciale di P.S. con obbligo di soggiorno.
La figura criminale di Francesco Cellini era, tra l’altro, emersa nell’ambito:
- dell’operazione “Sansone” – condotta dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria – nel corso della quale il medesimo, all’epoca medico responsabile e legale rappresentante della cooperativa Anphora che gestiva la clinica “Nova Salus”, di Villa San Giovanni (RC), era risultato in rapporti sinallagmatici con Pasquale Bertuca, capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, al quale aveva dato la propria disponibilità al ricovero, presso la predetta struttura sanitaria, di soggetti mafiosi a questi vicini, al fine di consentire l’accesso a trattamenti penitenziari meno afflittivi della detenzione carceraria;
- dell’operazione “Meta” – condotta dal ROS dei Carabinieri – nel cui ambito erano emersi i rapporti del Cellini con il boss calabro-milanese Giulio Giuseppe Lampada e con il politico Alberto Sarra, unitamente ai quali progettava la costruzione – mai avvenuta – di una clinica nella frazione di Gallico, all’interno di una proprietà dello stesso Lampada;
- di diversi procedimenti penali scaturite da e contestazioni fiscali/tributarie originati dagli esiti di plurime attività di verifica ai fini delle Imposte Dirette, svolte dalla Guardia di Finanza reggina, tra il 2002 e il 2011, nei confronti della citata cooperativa “Anphora”, da cui è emerso che il Cellini ha, nel tempo, fatto sistematico ricorso a molteplici condotte di evasione fiscale accompagnate da falso in bilancio e dall’emissione di fatture per operazioni inesistenti, in totale spregio della normativa fiscale, tributaria e antiriciclaggio, finalizzate al reimpiego di proventi illecitamente acquisiti.
In tale contesto, si inseriscono anche le dichiarazioni rese da più collaboratori di giustizia – ed in particolare quelle fornite da ultimo da Giuseppe Liuzzo -, che certificano collegamenti tra Francesco Cellini e la ‘ndrangheta risalenti già ai primi anni novanta, allorquando il medico avrebbe effettuato prestazioni sanitarie agli allora latitanti Pasquale Tegano e Giovanni Tegano, nonché a favore di Vincenzo Zappia attinto da colpi d’arma da fuoco durante un agguato.
Alla luce di tali risultanze, la locale DDA delegava l’esecuzione di apposite indagini finalizzate all’accertamento della pericolosità sociale del Cellini nonché alla ricostruzione del patrimonio da questi accumulato, al fine di accertarne l’eventuale genesi illecita.
Le investigazioni a carattere economico/patrimoniali svolte hanno consentito di ricostruire il complesso dei beni di cui il Cellini e il suo nucleo familiare sono risultati poter disporre, direttamente o indirettamente – nell’ultimo trentennio – accertando la sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale, motivo per il quale, nel 2018, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della citata DDA, disponeva la misura cautelare del sequestro sull’ingente patrimonio illecitamente accumulato dal medico, costituito, tra l’altro dalle società “Anphora S.c.a.r.l.” (che gestiva la nota clinica “Nova Salus”), “Nuova Anphora s.r.l.” e “Nuova Salus s.r.l. in liquidazione”, operanti in Villa San Giovanni (RC) nel settore sanitario-riabilitativo, affidandone la gestione ad amministratori giudiziari. Fonte ed articolo completo su iacchite’.blog