Riceviamo e Pubblichiamo

“Tutto ebbe inizio con la notizia appresa dai telegiornali nazionali.
Li Wenliang, un medico cinese, lancia l’allarme Coronavirus; a seguito di ciò, la polizia cinese lo arresta con l’accusa di aver diffuso false notizie su internet. Oggi, Li Wenliang è un eroe nazionale in quanto vittima del Coronavirus (da lì a poco sarebbe morto). Sorte beffarda.
Inizia così un susseguirsi di notizie, immagini di centinaia di scavatrici per la costruzione di quello che sarebbe diventato Covid 19, un ospedale fabbricato in soli dieci giorni.
E ancora, notizie riguardanti le regole stringenti, l’isolamento sociale, che noi europei giudicavamo con sufficienza, regole applicabili solamente in un regime totalitario come quello cinese, giammai in società democratiche come quelle europee.
E così, noi tutti, ignavi e indifferenti, ascoltavamo e osservavamo con sufficienza tale fenomeno.
Eppure, noi attenti ad ogni notizia nel nostro ambito lavorativo (allora U.O. di Cardiologia di Germaneto) commentavamo atterriti e dubbiosi.
E soltanto a fine gennaio, quando l’OMS ha allertato il mondo, dichiarando lo stato di pandemia e l’Emergenza sanitaria, abbiamo avuto il sentore che qualcosa di reale stesse accadendo anche da noi.
Seguirono i multipli focolai e i primi casi in Italia che hanno allertato l’attenzione dell’Europa.
Un precipitarsi di eventi, morti e gli ospedali Lombardi nel mirino di questo nemico invisibile: il CORONAVIRUS. A questo punto tutti alla ricerca di un colpevole, di un capro espiatorio; si imputava il disastro al nostro sistema sanitario, che negli ultimi anni non era stato sufficientemente adeguato.
Ci ritrovavamo a commentare la qualità delle nostre strutture, e del divario esistente fra le regioni del Nord e le regioni del Sud.
Improvvisamente il fenomeno esplose, coinvolgendo la nostra piccola e fragile realtà: i primi casi dichiarati in una casa di cura a Chiaravalle. Tale NOTIZIA generò sconforto e paura, in una Regione dove tutto sembrava lasciato al caso. Seguivamo con premura e interesse la vicenda.
Intanto il POLICLINICO di GERMANETO attivava un piano EMERGENZIALE allestendo due piani COVID; reclutando personale da allocare nella nuova struttura.
Noi restavamo dubbiosi, sofferenti e spaventato, ma eravamo pronti ad ogni evenienza. Purtroppo, è successo.
E così ci siamo ritrovati, seppure impreparati, pienamente consapevoli che il nemico ormai era dietro l’angolo.
Nel pomeriggio del 31 marzo, anche il reparto di cardiologia fu reclutato Covid, in una totale e indifesa situazione Emergenziale, e noi, sempre più convinti, ci prestammo a donare la nostra vita per l’interesse della collettività a per quello che oggi si chiama CARDIOCOVIDSESTO.
Dal niente e con l’aiuto del Prof.Carlo Torti, noi tutti fummo travolti da quest’onda anomala, che fino a quel momento era per noi del tutto sconosciuta.
La voglia di compattezza e il buon senso ci ha dato il coraggio necessario per affrontare una situazione che, per il modo in cui si presentava, era di estrema preoccupazione.
Ebbene, eravamo logorati dalla stanchezza e dalle difficoltà, ma il supporto morale e il coraggio di ognuno di noi ha fatto sì che ogni difficoltà rimanesse circoscritta e sanabile, sempre più convinti ad andare avanti nonostante le insidie.

L’organizzazione, i protocolli, il gruppo, i valori morali verso il prossimo, hanno lasciato in ognuno di noi quella pacatezza che ci ha resi liberi e utili .
Oggi finalmente una svolta, con una piccola luce che si intravede in quel tunnel tanto oscuro.
Noi possiamo dire che abbiamo dato e prestato la nostra operosità per una giusta causa e per i valori della vita.
Occuparsi del prossimo affinché il prossimo si occupi di noi”

L’infermiere Audia Giuseppe

Video montato dell’infermiere Pasquale Almapi. Buona Visione

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