Cari Calabresi,

Oggi è il 18 Aprile e sono 54 giorni che noi studenti e lavoratori fuori sede abbiamo scelto volontariamente di rimanere nel luogo in cui studiamo e/o lavoriamo.
Questo perché, in primo luogo, abbiamo deciso di tutelare davvero la nostra regione, senza avvalerci di stupide dichiarazioni patriottiche ostentate sui social, senza affollare i treni quella fatidica notte, senza inventare assurde visite mediche e senza fingere di dover andare ad accudire un anziano, solo per ottenere un permesso.
A differenza di altri abbiamo compreso fin da subito l’eventuale difficoltà che il sistema sanitario calabrese avrebbe riscontrato nel caso in cui l’epidemia si fosse manifestata nello stesso modo in cui è successo al Nord.

Siamo stati visti come “eroi”, come possessori di una grande morale e di un paradossale (perché non viviamo più nella nostra regione) attaccamento alla nostra terra.
Come in ogni favola che si rispetti però, il “cattivo” e le sue gesta vengono dapprima criticate a gran voce e poi giustificate, mentre le azioni dell’“eroe” vengono elogiate e dimenticate.

Con ciò vorrei dire, a chi dal vivo e sui social critica e offende i ragazzi fuori sede, che ci sentiamo dimenticati dallo Stato poiché pensa a tutti fuorché alla situazione economica, sociale e psicologica dei propri studenti/lavoratori in un contesto NON NORMALE e da una Regione che pur sollecitata più volte si RIFIUTA di rispondere e di tendere una mano a quei ragazzi e a quei genitori che la mano alla propria terra non l’hanno mai negata.
Per questo e per altro, ci terrei a dirvi di smetterla di trattarci come appestati o come coloro che rinnegano la propria regione perché proprio questi ultimi sono tornati giù da tempo, senza chiedere, senza precauzioni e soprattutto senza rispetto per voi e per le regole.
Di contro sono queste le cose che noi chiediamo: il permesso di tornare a casa, le dovute precauzioni per farlo e il rispetto da parte vostra, perché noi, mai come questa volta, il rispetto per la Calabria lo abbiamo manifestato.

Un saluto,
Maria Laura Spizzirri, studentessa fuori sede a Milano.