Riceviamo e Pubblichiamo

“La salute è il bene da difendere. Non ha colore politico, non crea distinzioni tra cittadini e in questo momento di emergenza e riflessione tutti quanti abbiamo capito il valore dei nostri ospedali e quanto sia importante innanzitutto garantire la sicurezza di tutti gli operatori sanitari per veder assicurata quella di noi cittadini. Per questo motivo non abbiamo mai creduto alle battaglie di campanile tra Cetraro e Paola. Infatti il problema della sanità va oltre questi comuni ed inevitabilmente coinvolge tutte le altre amministrazioni comunali fino ad ora ignorate del Tirreno.
Ridurre il tutto a battaglia tra due comuni significherebbe fare il gioco di quella politica malsana che ha utilizzato gli ospedali unicamente come serbatoi di voti. Prendiamo ad esempio il nostro ospedale – il San Francesco di Paola – benché la struttura fosse stata ultimata intorno agli anni 50, ci vollero ben 20 anni prima dell’apertura ufficiale. Questo perché la politica del tempo ha voluto interferire in negativo per racimolare consensi, mantenendo “sospesa” l’apertura del nuovo nosocomio per finalità utilitaristiche. Dinamiche purtroppo giunte fino ai giorni nostri inalterate. Ricorderemo tutti il tentativo della penultima giunta di centrosinistra della Regione di declassare il San Francesco a semplice Casa della Salute nell’ottica di risparmiare e spostare risorse su capitoli meno importanti rispetto alla tutela della salute. Ciò avrebbe portato ad una perdita di servizi essenziali per la nostra comunità, servizi a sostegno del benessere di ognuno di noi. All’epoca nessun politico ha -nell’immediatezza della decisione – denunciato la gravità del provvedimento, eppure Paola contava proprio sull’appoggio di un assessore regionale che da poco aveva messo radici anche nella nostra città. Capiamo che la vetrina di Facebook ancora non era in uso e che le “dirette” per mettersi in mostra non c’erano… tutto per qualche misero like. Non c’è nulla di peggio che considerare le persone come numeri, ovvero voti da plagiare con belle parole, proclami e promesse e poi nei fatti lasciarle abbandonate al proprio destino. In seguito alla Regione è cambiato colore politico, da sinistra siamo passati a destra senza nessuna evidente differenza tra i due schieramenti per la popolazione. È stato soprattutto grazie al lavoro di sensibilizzazione dei diversi comitati spontanei di cittadini, nati per difendere i rispettivi nosocomi caduti vittima delle forbici della politica dei burocrati e dei poteri forti, che questa spoliazione è stata evitata. Infatti cambiano le facce, cambiano i nomi, ma in Calabria la politica sembra seguire una logica ereditaria per quanto riguarda le poltrone da occupare. Così sempre gli stessi gruppi di potere, per quanto insignificanti, decidono le sorti di milioni di cittadini.
E noi? Zitti, aspettando il favore di turno.

Perché, oltre a ritrovare una verginità perduta trasferendo il potere ai propri eredi, i nostri politicanti ci hanno insegnato a scambiare i “diritti” per “favori”…assecondando così la peggiore logica clientelare.

Per questo noi oggi dobbiamo avere il coraggio di fare un salto di qualità e rifuggire da queste logiche che, attraverso fasulle battaglie di campanile, hanno avuto il solo scopo di distrarre dalle inadeguatezze dei nostri governanti e nascondere la loro più totale mancanza di soluzioni.
Ora basta!

Chiediamo con forza che il diritto alla salute e a ricevere cure adeguate venga garantito a tutto il Tirreno-Cosentino, senza distinzione tra cittadini di serie B e cittadini di serie A, paolani o cetraresi. Se perdiamo questa battaglia, la perdiamo tutti.
Il momento è favorevole per chiedere il ripristino di tutti quei diritti e garanzie di cui la politica ci ha privato fino ad oggi.
Nel condurre questa battaglia dobbiamo essere onesti principalmente con noi stessi. A parte qualche eccezione, ogni volta che mettiamo piede in uno dei nostri ospedali facciamo tutti i dovuti scongiuri. Anche qui c’è lo zampino di quella politica che spesso ha preferito al merito sostenere la nomina dei propri amici ai vertici amministrativi e sanitari. Conseguentemente interi reparti ne hanno sofferto in termini qualitativi ed alcuni addirittura sono stati chiusi o spostati in altre strutture.


In sintesi: fuori la politica dalla sanità.


Le strutture ospedaliere oggi presenti, per come sembra, risultano inadeguate a rispondere agli standard moderni richiesti. Le razionalizzazioni che negli anni hanno interessato l’intero settore socio-sanitario, hanno prodotto più danni che benefici.
I continui tagli alla spesa sanitaria, il contenimento di nuove assunzioni e lo smantellamento di interi reparti rappresentano un problema che necessita di soluzioni immediate e concrete.
Peccato essercene accorti solo quando il problema è diventato emergenza. A nulla sono valse le nostre denunce e quelle di decine di associazioni in tutti questi anni.
È tempo di alzare la voce e parlare con un’anima sola, attraverso l’unità di tutte le forze sane politiche, sociali e civiche.
Piuttosto, per perseguire il bene comune, sarebbe il caso di prendere in seria considerazione la costruzione di un grande Nuovo Ospedale del Tirreno-Cosentino. Non siamo di fronte alla classica “scoperta dell’acqua calda”. Il Sindacato Medici Calabria da oltre 15 anni, attraverso i suoi massimi rappresentanti, ha lanciato questa proposta, che rappresenta per noi una vera e propria necessità per riorganizzare e riqualificare l’offerta sanitaria locale. Una struttura vocata all’eccellenza, con l’impiego di tecnologie all’avanguardia per supportare il lavoro di tutti gli operatori sanitari. Non importa l’ubicazione (Paola, Cetraro, Fuscaldo, San Lucido, ecc.), quanto piuttosto la certezza di ricevere le migliori cure. L’obiettivo è quello di fornire un riscontro alle aspettative di una cittadinanza sempre più bisognosa di rassicurazioni nel campo della sanità.

Ogni individuo ha diritto ad ottenere le cure più adeguate, in strutture moderne e con protocolli medici innovativi, evitando così anche le migrazioni verso gli ospedali del Nord tra le principali cause dell’impoverimento della sanità locale.

Siamo da subito disponibili ad un confronto con tutte le istituzioni locali e nazionali al fine di concordare una comune politica di investimenti.
Restituiamo la dimensione umana a milioni di cittadini calabresi, italiani ed europei”

La Rete dei beni comuni

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