Di Francesco Cirillo

E’ bastato che la regione Calabria pubblicasse un bando per finanziare porti che subito ecco assistere alla corsa dei sindaci calabresi per avere un porto nel proprio paese. La cifra è abbastanza appetibile, si parla di circa 5 milioni di euro a porto, ma si parte da quelli già esistenti e che avrebbero bisogno di qualche aggiustamento o qualche riparazione, come quello di Cetraro, di Amantea o di Belvedere M.mo, per quanto riguarda il Tirreno superiore, e per Roccella Jonica e Cirò Marina per la jonica e Tropea e Scilla per il Tirreno inferiore. Il bando parla chiaro e chiarisce che “ Alla data di presentazione della domanda, pena la non ammissibilità, deve essere attestata dal Comune proponente la completa regolarità dell’infrastruttura portuale oggetto di intervento, sotto i profili demaniale marittimo e di conformità agli strumenti urbanistici vigenti”. Questa clausola quindi escluderebbe i nuovi porti e comunque quelli che ancora sono privi di autorizzazione , o gestiti da privati, come quello di Diamante in itinere, nonostante il concessionario non abbia adempiuto al suo inizio e completamento. Ma il bando parla anche , in modo contraddittorio della portualità in generale, nel territorio calabrese e scrive che “ L’iniziativa rientra nel percorso di sviluppo dei porti avviato già dal 2017 per la valorizzazione e il recupero della portualità, che ha previsto un impegno di risorse di matrice regionale pari a circa 120 milioni di Euro a valere sul Programma Operativo Regionale, sul Fondo per lo Sviluppo e la Coesione e sul Piano di Azione Coesione. In questo ambito un ruolo cruciale viene affidato alla portualità turistica. La consultazione dei principali attori del percorso che è avviata con l’Avviso si prefigge di costruire un quadro completo delle esigenze dei Comuni nel cui territorio gli strumenti di pianificazione regionale prevedono la realizzazione di un nuovo porto. L’ambito di intervento dell’avviso riguarda dunque i 23 ambiti di nuova portualità individuati dal Piano Regionale dei Trasporti della Regione Calabria, oltre le infrastrutture portuali che necessitano di corposi interventi di rifunzionalizzazione”. Questa parte del bando ha quindi scatenato la fantasia dei sindaci che subito hanno cacciato dai loro cassetti progetti di porti dati per morti da decenni e adesso resuscitati per motivi esclusivamente elettoralistici. Ecco, quindi, resuscitato il porto di Scalea attorno alla Torre Talao, bocciato un decennio fa. Ecco il porto di San Nicola-Tortora-Praia a Mare, ecco il porto di Santa Maria del Cedro, del quale nessuno ne era a conoscenza. Il sindaco Ugo Vetere, si è fatto fotografare con in mano il progetto della darsena che darebbe a Santa Maria un porto, lontano pochi km da quello di Diamante. Per pura informazione, bisogna dire che , nell’annosa diatriba sul porto di Diamante, che la precedente giunta Sollazzo, stava per rescindere , è entrato dal mese di agosto, proprio il sindaco di Santa Maria del cedro, nominato dal nuovo sindaco di Diamante, sen. Ernesto Magorno, quale presidente di un Comitato di sindaci del tirreno che, secondo i comunicati stampa , vedevano il porto di Diamante come fulcro centrale per lo sviluppo del tirreno cosentino. Il sindaco di Santa Maria del cedro, assieme ad altri sindaci, ( Angela Barbiero, sindaco di Buonvicino; Vincenzo Cascini, sindaco di Belvedere Marittimo; Antonio Longo, sindaco di Grisolia; Raffaele Perrone, vicesindaco di Maierà; Antonio De Caprio, sindaco di Orsomarso; Michele Guardia, sindaco di Sangineto; Ugo Vetere, sindaco di Santa Maria del Cedro; Gennaro Licursi, sindaco di Scalea; Francesco Silvestri, sindaco di Verbicaro) guidati dal sindaco Magorno, entrarono l’8 agosto scorso, folcloristicamente, nell’area abbandonata del porto di Diamante, per stigmatizzare la situazione di abbandono da una parte e dall’altra cercare un rilancio per la ripresa dei lavori da parte del concessionario. Il Comitato dei sindaci per il porto di Diamante, aveva sancito, secondo il sindaco Magorno, la centralità di Diamante , nell’avvio di uno sviluppo turistico agognato da tutti e per prima dai diamantesi stessi, diventati fanalino di coda degli altri paesi della costa tirrenica. «L’incontro di oggi – dichiarò alla stampa Magorno – sancisce, quindi, che quella del Porto di Diamante è una “questione di territorio” che deve essere risolta attraverso una importante collaborazione istituzionale che, da oggi, vede i sindaci del comprensorio intraprendere insieme un percorso comune che potrà riguardare altre importanti vicende che interessano l’Alto Tirreno cosentino». Magorno fece dichiarazioni roboanti e i commercianti, gli albergatori, gli imprenditori turistici, delusi dall’ immobilismo della precedente amministrazione abboccarono all’amo. Ora quei sindaci, hanno tutti voltato le spalle al sindaco di Diamante ed ognuno si è presentato con il proprio progetto di porto mettendo all’angolo indirettamente quello di Diamante , che, al contrario, non potrà accedere a questi finanziamenti proprio perché ancora sotto contratto con un privato.