ASIT DENUNCIA L’ENNESIMO DISAGIO

Ore di attesa per essere sottoposti ad un trattamento salvavita. Sono ormai sei mesi che periodicamente i pazienti dializzati dell’azienda ospedaliera di Cosenza sono costretti a lunghe ed estenuanti attese per essere sottoposti al trattamento sostitutivo della funzione renale necessario per la loro vita.
Il disagio nasce da un malfunzionamento dell’impianto di osmosi necessario al trattamento delle acque che servono per l’esecuzione del trattamento emodialitico.

Nonostante l’impegno profuso dal direttore della UOC di Nefrologia, Dialisi e Trapianto Renzo Bonofiglio e dai precedenti vertici dell’AO di Cosenza che, consci dell’importanza del trattamento emodialitico e della anzianità dell’attuale deionizzatore in dotazione alla sezione Emodialisi, hanno provveduto all’espletamento in due mesi della gara per l’approvvigionamento di una nuova apparecchiatura e nonostante il nuovo impianto sia stato già posto in essere dalla ditta aggiudicataria dell’appalto, non si capisce come mai vari intoppi burocratici, ai più incomprensibili, impediscono che il nuovo impianto entri in funzione.

A nulla valgono i solleciti del primario di Nefrologia, del personale e dei pazienti. Nonostante l’impianto sia già stato montato, ad oggi non è stato eseguito il collaudo che consentirebbe la messa in funzione dell’impianto di osmosi e la fine dei numerosi disagi per i pazienti. Tutto ciò aggravato dal fatto che i pazienti “dialitici” che afferiscono presso il presidio ospedaliero dell’Annunziata rappresentano i cosiddetti pazienti “fragili”, gravati da numerose comorbidità, con età avanzata ed allettati e costretti a ore di estenuante attesa nelle giornate più calde dell’anno perché gli venga garantito un trattamento salvavita.

Ad aggravare la situazione, l’attesa si ripercuote anche sui pazienti che necessitano di trattamenti emodialitici in acuto, esponendo i pazienti ad elevatissimi rischi per la salute ed il personale medico ed infermieristico (già ridotto quest’ultimo a numeri assolutamente insufficienti a garantire i livelli minimi di assistenza) a grave stress lavorativo derivante dalla consapevolezza di dover garantire il trattamento emodialitico a salvaguardia della salute dei propri assistiti e da turni che ripetutamente si prolungano nelle ore pomeridiane e notturne.
Ci si domanda allora: chi deve intervenire per risolvere il problema? Dove risiede l’inefficienza del sistema? Perché non entra in funzione il nuovo impianto di osmosi (già pronto) che risolverebbe l’ormai estenuante problema?

Si ricorda che le ripetute rotture del vecchio impianto di osmosi possono essere il preludio ad una rottura definitiva che determinerebbe l’impossibilità di dializzare ben oltre 100 pazienti afferenti al centro che dovrebbero essere allocati presso altre strutture di dialisi che comunque non avrebbero la ricettività per accogliere tutti i pazienti.

Si chiede che si faccia una verifica nella filiera delle responsabilità per porre fine ad una situazione che ha del grottesco e che ormai va avanti da mesi.