Nelle carte dell’inchiesta della Procura di Perugia sul mercato delle nomine al Csm ballano due nuovi nomi. Due consiglieri togati, entrambi della corrente Magistratura indipendente. Sono Corrado Cartoni, giudice del tribunale di Roma, e Antonio Lepre, pubblico ministero della Procura di Paola.

Lo scandalo ha destato stupore nell’opinione pubblica, ed è per questo che tenta uno scatto di reni, la magistratura associata di fronte a uno scandalo che potenzialmente può causare danni giganteschi.

E quindi, per cominciare, il Consiglio superiore della magistratura, dove i consiglieri scoprono le novità al mattino leggendo i giornali, ha deciso di chiedere alla procura di Perugia gli atti. Martedì, poi, è indetta una riunione plenaria straordinaria.

«Si impone un confronto responsabile tra tutti i componenti per la forte riaffermazione della funzione istituzionale del Csm a tutela dell’intera Magistratura», è la chiosa dell’ufficio di presidenza, ovvero i vertici della Cassazione e il vicepresidente David Ermini. Con l’occasione, prenderanno atto delle dimissioni del consigliere Luigi Spina, fino a ieri capogruppo della corrente di maggioranza Unicost, che ha tentato di resistere fino all’ultimo attraverso una blanda «autosospensione», ma dato che la sua stessa corrente gli ha intimato di dimettersi, non ha potuto resistere oltre. Io

Palpabile è la preoccupazione, dal Quirinale in giù, di quel che potrebbe emergere da questa inchiesta. Altri due consiglieri del Csm, Antonio Lepre e Corrado Cartoni, della corrente Magistratura Indipendente, sono rimasti impigliati nelle intercettazioni, e si è visto che partecipavano con Luca Palamara anch’essi ai colloqui carbonari con i politici Luca Lotti e Cosimo Ferri (quest’ultimo magistrato in prestito al Parlamento).

«Il nostro comportamento – scrivono i due – è sempre stato improntato alla massima correttezza. Non siamo mai stati condizionati da nessuno. Marcello Viola è il miglior candidato alla Procura di Roma e solo ed esclusivamente per questo motivo lo sosteniamo». Li sostiene la loro corrente, che si scaglia contro «la strumentalizzazione di alcuni organi di stampa nell’accostare vicende diverse e non collegate tra loro, e la grande ipocrisia che emerge da alcune reazioni all’interno della magistratura».

Il dibattito di martedì s’annuncia infuocato. L’Anm ritrova la sua unanimità nel dichiarare: «Gli accadimenti e le frequentazioni, sotto il profilo etico e deontologico, costituiscono una grave violazione». Chiede di reagire «con forza» contro chi mina l’autorevolezza del Csm. Anche Mariano Sciacca e Enrico Infante, al vertice di Unicost, sono amareggiati: «Più leggiamo gli articoli e più ci convinciamo del danno, forse ancora non compiutamente calcolabile. Se quello che si legge è vero, saremmo in presenza di uno scenario drammatico».

Luca Palamara a sua volta ha annunciato di autosospendersi dall’associazione di cui è stato segretario generale e presidente. «Sono certo – scrive – di chiarire i fatti che mi vengono contestati. Il mio intendimento ora è quello recuperare la dignità e l’onore e di concentrarmi esclusivamente sulla difesa nel processo di fronte a tali infamanti accuse».

All’Anm non sfugge che in Parlamento è in discussione una proposta di legge sulla separazione delle carriere che vede molti parlamentari a favore e in particolare quelli di Forza Italia e della Lega. Proprio Matteo Salvini ieri non ha mancato di dire la sua. «La riforma della giustizia è urgente». Appunto.

«Non entro nel merito ma da cittadino italiano, non è normale che ci siano magistrati che indagano altri magistrati e che ci siano accuse di corruzione su chi dovrebbe giudicare i cittadini. Spero che emergano in fretta eventuali responsabilità. La riforma della giustizia, al servizio dei cittadini, è un’emergenza».