Negli ultimi anni 129 comuni non hanno pagato ben 600 milioni di euro per le sanzioni europee conseguenti ad un sistema fognario non a norma. Ora basta.

Insorge il Codacons alla notizia dell’ennesima procedura d’infrazione per la mancata depurazione delle acque di scarico che finirà per far lievitare le bollette.


La Calabria è in testa alla classifica per il maggior numero di comuni che non hanno una gestione adeguata delle acque reflue.
E questo avviene quando stiamo già pagando multe stratosferiche – sostiene il Codacons – per una perdurante illegalità.
Già con una sentenza del 31 maggio scorso, la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha condannato l’Italia al pagamento di 25 milioni di euro, oltre ad imporre una penale di ben 30.112.550 di euro, 165mila euro al giorno, per ogni semestre di ritardo.
Ipotizzare ulteriori sanzioni a carico degli Utenti equivarrebbe a un’impennata dei tributi.
Perché alla fine – sostiene Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons – le multe le pagano i Cittadini, non gli amministratori.
Il Codacons, infatti, evidenzia come il perdurare di condizioni di illegalità comporterà ulteriori e più gravi ripercussioni per i Consumatori sulle bollette dell’acqua e della TaRi.
Chiediamo che siano gli amministratori dei comuni inadempienti – prosegue Di Lieto – a rispondere delle sanzioni.
Siamo stanchi di assistere al consueto scarico delle responsabilità che, alla fine della fiera, permette di spalmare le sanzioni europee nelle bollette di tutti, con aumenti stratosferici delle tariffe.
“Siamo pronti a dare battaglia – conclude la nota del Codacons – non tollereremo che siano scaricati sui Cittadini le inadempienze delle Amministrazioni e chiediamo un immediato intervento della Corte dei Conti”.